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Cava di Monte Tondo, la SSI sostiene la Federazione Speleologica Regione Emilia-Romagna contro l’ampliamento dell’area estrattiva

Le attività estrattive spesso costituiscono una delle cause di maggior degrado ambientale, rappresentano attività economiche che non tengono conto del valore assoluto e non riproducibile di certi territori, in particolare quando riguardano delle aree carsiche. Anche la SSI sostiene la FSRER nelle iniziative volte a scongiurare l’ampliamento dell’area estrattiva nella Vena del Gesso Romagnola. Di seguito la lettera alle istituzioni competenti sottoscritta anche dalla Commissione Centrale Speleologia e Torrentismo del CAI.

Per aggiornamenti visita la pagina Facebook dedicata https://www.facebook.com/GessiCavaMonteTondo/

lettera

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
Regione Emilia-Romagna c.a. Assessore all’ambiente
Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna
Comunità del Parco regionale della Vena del Gesso
Provincia di Ravenna
Unione della Romagna Faentina
Comune di Riolo Terme
Comune di Casola Valsenio
Federazione Speleologica Regione Emilia-Romagna

Oggetto Cava di Monte Tondo in provincia di Ravenna Procedimento di ampliamento dell’area estrattiva

Le attività estrattive spesso costituiscono una delle cause di maggior degrado ambientale, rappresentano attività economiche che non tengono conto del valore assoluto e non riproducibile di certi territori, in
particolare quando riguardano delle aree carsiche. In Italia le cave di gesso sono presenti in 10 regioni e, tra queste, l’Emilia-Romagna dove, in provincia di Ravenna, è appunto operativa la cava di Monte Tondo.
Quest’ultima, attiva dal lontano 1958, è divenuta, nel 1989, polo unico estrattivo del gesso in Emilia-Romagna, attualmente questa cava è uno dei maggiori siti estrattivi europei in riferimento al gesso; ciò ha determinato
un impatto ambientale devastante e irreversibile.

La Vena del Gesso romagnola, oltre ad essere un paesaggio geologico unico e di straordinario patrimonio floro-faunistico, è un’area carsica di primario interesse con una superficie di soli 10 km2 e un’altitudine che in un solo caso supera di poco i 500 metri, conta, ad oggi, 220 grotte a catasto, per uno sviluppo complessivo di oltre 40 km.
I sistemi carsici che si sviluppano nei pressi dell’area di Monte Tondo, (di cui è parte la Grotta del Re Tiberio, di eccezionale interesse archeologico speleologico e biologico) hanno uno sviluppo complessivo di oltre 11 km. Nel corso dei decenni questi sono stati intercettati e in parte distrutti dalla cava. A seguito di ciò, l’idrologia sotterranea è stata irreparabilmente alterata, le morfologie carsiche superficiali sono state in massima parte distrutte, l’arretramento del crinale nonché la regimazione delle acque esterne hanno pesantemente alterato anche l’idrologia di superficie.

Oggi la Saint-Gobain PPC Italia S.p.A., multinazionale proprietaria della cava, chiede un ulteriore ampliamento dell’area estrattiva. Con questa richiesta, motivata da propri interessi economici, non viene in alcun modo considerata l’ulteriore distruzione di un patrimonio unico dal punto di vista geologico, naturalistico e paesaggistico e per questa ragione protetto da norme nazionali e internazionali.

La Società Speleologica Italiana e la Commissione Centrale Speleologia-Torrentismo del CAI ritengono che l’ambiente, bene primario collettivo, non debba più essere oggetto di distruzione da una attività legata soprattutto al profitto e poco incline al rispetto ambientale.
Sostengono quindi la Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna impegnata a far sì che le Pubbliche Amministrazioni non si rendano disponibili ad assecondare i piani di espansione proposti dalla multinazionale senza valutare attentamente il valore di una natura che oggi più che mai può trasformarsi in ricchezza.

La Società Speleologica Italiana e la Commissione Centrale Speleologia-Torrentismo del CAI sostengono gli speleologi emiliano-romagnoli che da anni sono impegnati a far sì che i fenomeni carsici degli affioramenti evaporitici regionali, oggi inseriti dal Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO nella lista propositiva italiana dei siti naturalistici, divengano a tutti gli effetti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, in considerazione del fatto che l’UNESCO stessa chiede, a ragione, che questi ultimi siano adeguatamente protetti.

La Società Speleologica Italiana e la Commissione Centrale Speleologia-Torrentismo del CAI invita tutto il mondo speleologico a un impegno comune, affinché lo straordinario patrimonio naturale della Vena del Gesso romagnola sia conservato, non venga stravolto e definitivamente consumato da questa attività estrattiva.

04.06.2020

Club Alpino Italiano Commissione Centrale Speleologia e Torrentismo
Anna Assereto

Società Speleologica italiana il presidente
Vincenzo Martimucci

 

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