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La Società Speleologica Italiana esprime preoccupazioni in merito alla possibilità di estrazione dello scheletro dell’Uomo di Altamura

In veste di Associazione di Protezione Ambientale, la SSI raccomanda e chiede la salvaguardia della Grotta di Lamalunga e dei reperti custoditi all’interno

La Società Speleologica Italiana si unisce all’appello condiviso del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università Aldo Moro di Bari, del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e della Società Italiana di Geologia Ambientale, nell’esprimere forti preoccupazioni in merito alla rimozione, parziale o totale, dello scheletro dell’Uomo di Altamura.

La Grotta di Lamalunga, che custodisce non solo il reperto fossile dell’Homo neanderthalensis ma anche molti altri resti di animali preistorici, è uno straordinario ambiente carsico unico al mondo, di interesse  geologico, ambientale e naturalistico, oltre che antropologico e paleontologico. Per questo motivo si richiede che qualsiasi indagine scientifica effettuata all’interno debba essere condotta nel totale rispetto e tutela dell’ambiente ipogeo, adottando tutte le accortezze, etiche ed ecologiche, che il delicato sistema carsico necessita.

In questo 2021, dichiarato dalla UIS Anno Internazionale delle Grotte e del Carsismo con il supporto dell’UNESCO , con gli obiettivi di sostenere l’intrinseco rapporto tra conoscenza e protezione dei sistemi carsici, e di promuovere la consapevolezza della natura interdisciplinare della scienza e della gestione delle grotte e del carsismo anche in termini di protezione ambientale, la SSI ricorda che ricerca scientifica e tutela ambientale vanno di pari passo e devono essere posizionate su un eguale livello di priorità.

Fin dai primi studi condotti all’interno del sito di Lamalunga, il Centro Altamurano di Ricerche Speleologiche CARS, gruppo associato SSI, ha svolto il compito di assistenza speleologica, con l’intento di far applicare tutte le procedure necessarie alla conservazione intatta dell’ambiente carsico.

Di fronte all’eventualità che si possa procedere all’estrazione, parziale o totale, dello scheletro dell’Uomo di Altamura, che ciclicamente torna alla ribalta, la SSI segnala che tale operazione causerebbe, oltre alla totale distruzione della nicchia che custodisce il reperto, anche ingenti danni al sistema carsico, minando la conservazione e la preservazione delle specificità geologico-ambientali  del sito.

 

Considerate le conseguenze distruttive che ciò porterebbe all’intero sistema carsico, si ritiene quindi doveroso poter discutere circa l’eventuale rimozione del reperto, esclusivamente di fronte a trasparenti e inequivocabili evidenze scientifiche che dimostrino l’effettivo deterioramento del reperto, qualora questo venisse mantenuto in sito.

Ad oggi non sono disponibili dati circa modificazioni dell’ecosistema della grotta, il cui monitoraggio dei parametri ambientali e climatici doveva essere svolto antecedentemente e non posteriormente allo studio e alla campionatura del reperto. Inoltre, un’indagine climatico-ambientale richiede un adeguato periodo di tempo, traducibile in anni di monitoraggio perché sia in grado di rilevare considerevoli mutazioni. Si auspica perciò il reperimento di soluzioni alternative all’estrazione, e l’adozione di tutte le tecnologie che rispettino e tutelino l’ambiente grotta, allo stesso tempo dando la possibilità anche in futuro di continuare gli studi con approccio multi-disciplinare.

 

Nell’ottica di agevolare una ricerca scientifica che vada in parallelo con la salvaguardia dell’ambiente ipogeo, la Società Speleologica Italiana mette a disposizione degli Enti coinvolti, la Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, la Regione Puglia e il Comune di Altamura, le proprie competenze scientifiche, speleologiche e carsiche, da decenni riconosciute a livello internazionale, per eventuali consulenze in merito alla preservazione del sistema carsico ed alla definizione delle più opportune modalità di studio.

 

Il Consiglio SSI

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