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La conservazione delle grotte negli Stati Uniti, gli esperti americani della NSS a Roma

Dopo il successo del Seminario “Cave Conservation” a Urzulei, La Società Speleologica Italiana, in collaborazione con il Circolo Speleologico Romano (CSR), ha organizzato a Roma la Conferenza “La Conservazione delle Grotte negli Stati Uniti”. Ancora protagonisti gli americani Val Hildreth-Werker e Jim C. Werker, esperti della National Speleological Society (NSS). L’evento è stata l’occasione per presentare il lavoro e le metodologie di “progressione conservativa” dell’ambiente ipogeo messo appunto negli Stati Uniti, e contemporaneamente analizzare le criticità e le soluzioni realizzate in alcune grotte del Lazio e dell’Italia Centrale, senza tralasciare le buone pratiche nazionali rappresentate da iniziative diffuse come quelle di “Puliamo il Buio”. Di seguito il resoconto della Conferenza di Stefano Gambari, Presidente del CSR.

Si è svolta il 30 aprile 2019 presso la sede del CSR a Roma, La conservazione delle grotte negli Stati Uniti, conferenza tenuta da Val Hildreth-Werker e Jim C. Werker (National Speleological Society NSS, USA) e organizzata da Società Speleologica Italiana (SSI) e Circolo Speleologico Romano (CSR),. La conferenza intendeva presentare il lavoro di conservazione e di protezione dell’ambiente sotterraneo svolto negli Stati Uniti dalla NSS e associazioni affiliate, le linee guida per la “progressione conservativa” e le metodologie e tecniche di intervento nelle situazioni in cui l’ambiente ipogeo è stato alterato ma è parzialmente ripristinabile e riconducibile alle condizioni originali.

Durante l’incontro si è discusso del concetto di conservazione delle cavità carsiche e del paesaggio carsico, e si è accennato – tramite alcuni esempi relativi a grotte della Regione Lazio o dell’Italia centrale –, a cosa potrebbero fare gli speleologi, tramite buone pratiche quali ad esempio “Puliamo il buio”, per contribuire a limitare l’impatto umano, ripristinare le condizioni ottimali dell’ambiente e veicolare la cultura della conservazione.

La conservazione delle grotte può considerarsi un “concetto ombrello” sotto il quale si raccoglie uno spettro molto vasto di azioni e di differenti forme di comportamento. Il concetto si contrappone a quello di distruzione o alterazione dell’ambiente sotterraneo, ed è collegato a quello di prevenzione degli atti di possibile modifica o alterazione, che dovrebbe stimolare azioni positive di conservazione preventiva delle grotte, di prevenzione dei danni. Allo stesso tempo le forme di alterazione dell’habitat speleo sono molto numerose; ne consideriamo alcune, riferendoci ad esempi di grotte del Lazio o dell’Italia centrale.

La discarica abusiva è forse una delle più pericolose forme di alterazione dell’ambiente carsico, in quanto può produrre la contaminazione della falda con materiali pericolosi, ed è risanabile solo con costi elevati. Nella recente visita da parte del CSR di tre doline di crollo nell’area di Priverno, la dolina poi catastata come Pozzo Nduia Cupa o Pozzo dell’Olivastro (La 2198) è stata oggetto di rilievi tramite droni in base ai quali il volume dei rifiuti è stato stimato in 1500 metri cubi. Analizzando foto aeree del passato, è possibile affermare che la piattaforma di scarico è già presente da almeno 17 anni, anche se rifiuti recenti sono stati osservati nella discesa al fondo; sulla piana pontina sono prossimi alle doline di crollo tre emergenze: i laghi del vescovo o di Cirilli.

Inquinamento dei corsi d’acqua ipogei. Nel 1991 -92 il CSR ha condotto il progetto Guarcino con la XII Comunità Montana degli Ernici e determinato le risorgive dei due principali sistemi carsici conosciuti (Grotta degli urli e Sistema di Monte Vermicano). In collaborazione con la Asl Frosinone, il CSR ha condotto un monitoraggio microbiologico delle acque sotterranee e delle sorgenti dell’Alta valle del fiume Cosa. La contaminazione di coliformi e streptococchi fecali fu determinato nel torrente del Sistema Vermicano, dovuto agli scarichi degli edifici e degli impianti turistici di Campo Catino. Circa dieci anni dopo la Regione Lazio ha costruito il sistema fognario di Campo Catino, e il raggiungimento di tale risultato può essere considerato con soddisfazione come conseguenza del progetto di ricerca speleologica.

Grotte turistiche. Un altro esempio di alterazione e spesso di distruzione dell’ambiente ipogeo è quello delle grotte turistiche. L’esempio della Grotta di Beatrice Cenci (Regione Abruzzo) è emblematico. La grotta è letteralmente invasa dalle passerelle metalliche ed è una cavità da sempre visitata dall’uomo, facilmente accessibile e percorribile. Le passerelle metalliche percorrono tutta la grotta e nell’ultima parte sono state poste a ferro di cavallo all’interno dello specchio d’acqua finale per portare il turista a una veduta “migliore” e a fare “un giro”. L’ingombro delle strutture rende completamente illegibile l’ambiente carsico, non permettendo alcun contatto con il suolo. La grotta poteva rimanere naturale ed è diventata completamente artificiale. In questo caso specifico di grotta turistica pensiamo che sia possibile restaurare le condizioni originali dell’ambiente, rimuovendo totalmente le passerelle. Altre grotte in pericolo con le stesse strutture metalliche sono l’inghiottitoio di Luppa e l’Ovito di Pietrasecca.

Le scritte tramite spray sono un serio problema per le nostre grotte. Nel caso di Punta degli Stretti, una grotta esplorata dal CSR nel 1927, le volte di alcune gallerie sono state danneggiate da scritte spray. Purtroppo su web sono disponibili tutte le informazioni: ubicazione, itinerario, descrizione, rilievo, fotografie, rendendo estremamente vulnerabile la cavità.

La rottura di concrezioni è un altro serio disastro. L’esempio canonico è quelli della Grotta di Santa Lucia (La 514, S. Oreste) profonda 110 metri, aperta accidentalmente durante lavori di cava. L’esposizione agli agenti atmosferici ha causato una degradazione irreversibile dello stato delle pareti e delle concrezioni. Inoltre sembra esservi stata anche la cattiva abitudine dei ragazzi del paese che si esercitavano a tirar sassi con le fionde alle concrezioni di capelli d’angelo.

Jim C. Werker and Val Hildreth-Werker sono Conservation Division Chiefs presso NSS dal 1999. Oltre ad aver pubblicato oltre 50 articoli, e aver ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali (Victor Schmidt Conservation Award, Australianas Cave and Karst Management Association), Val e Jim hanno curato “Cave Conservation and Restoration” (2006), una “bibbia della conservazione delle grotte”, un’opera completa sulle tecniche impiegate nel campo della conservazione degli ambienti ipogei e degli speleotemi. Di ritorno dal meeting Icnussa 2019 in Sardegna, Val e Jim insieme a Ferdinando Didonna hanno effettuato un resoconto degli interventi nella Grotta Monte Corallinu a Dorgali, con l’applicazione dei protocolli di documentazione fotografica che accompagna l’intero processo di selezione e cancellazione delle scritte recenti, o della ricostruzione delle stalagmiti. L’intervento di Jim e Val ha toccato l’organizzazione della speleologia negli Usa, il sistema di coinvolgimento degli speleologi anche nella conduzione delle grotte turistiche, lo sviluppo di linee guida e protocolli di progressione, nati con la scoperta di Lechuguilla Cave (1986) e le tecniche di restauro sviluppate in trenta anni di lavoro nei diversi ambiti di ricerca e di sviluppo, insieme ad alcuni principi di etica speleologica.

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