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Report sulla tavola rotonda “Chirotteri e Speleologi, un rapporto complesso”

Cari speleologi, cari amici dei chirotteri o semplicemente cari lettori, in seguito alla tavola rotonda sui chirotteri dal tema “Chirotteri e Speleologi, un rapporto complesso”, svoltasi durante il raduno nazionale di speleologia Finalmentespeleo 2017 e che ha visto per la prima volta un forum di relatori costituito principalmente da speleologi di diverse regioni d’Italia che insieme a specialisti del settore ambientale e veterinario hanno discusso e dato modo di gettare le prime basi per un proficuo rapporto di collaborazione congiunta, è doveroso condividere con chi era presente e con chi per vari motivi non è potuto esserci un breve resoconto corredato dai preziosi contributi di tutti i relatori.

I rappresentanti delle federazioni speleologiche regionali presenti hanno esposto quello che è “lo stato dell’arte” dei progetti di monitoraggio nei siti interessati dalla presenza di chirotteri.

 Quali sono stati gli obbiettivi da raggiungere con questa tavola rotonda?

Far dialogare fra loro i portatori di interessi verso la chirotterofauna e sviscerare le problematiche di fronte le quali si trovano ad operare.

Rinolofo maggiore in volo : photocredit Paolo Agnelli   

     

 I relatori della tavola rotonda durante la discussione a seguito delle presentazioni   


Intraprendere un primo importante passo verso la realizzazione di un progetto comune fra speleologia e mondo scientifico.
Non lo vogliamo chiamare “protocollo” perché troppo formale, e neppure “regolamento” perché da un senso di restrizione; questo patto vorremmo che fosse indirizzato alla tutela dei chirotteri, al rispetto verso il loro habitat e alla elaborazione di una codifica – di una sorta di vademecum – con cui avere quanto meno una base comune e comprensibile anche a chi sia alle prime armi con la speleologia, per comportarsi in maniera corretta in grotta, nel pieno rispetto di un ambiente in cui noi esseri umani siamo solo ospiti.

In merito al rispetto dei luoghi in cui gli speleologi si trovano a operare, di quello che formalmente potrebbe essere definito come “etica della frequentazione della grotta”, durante la tavola è emerso che (probabilmente) sarebbe utile che fossero soprattutto le scuole di speleologia all’interno dei gruppi e a livello di coordinamento centrale a riflettere su come dare delle informazioni incisive che non siano imposizioni su come comportarsi correttamente in un ecosistema ipogeo, ma piuttosto notizie valide e concrete sull’utilità di lasciarlo inalterato, facendo anche presente che il rispetto della fauna di grotta rientra nel comportamento corretto di uno speleologo se tale esso si vuole dichiarare.

Si è constato che, malgrado l’enorme mole impegno da parte di speleologi sensibili e disponibili ad affiancare i chirotterologi durante i monitoraggi o a svolgere compiti di raccolta dati in maniera indipendente da condividere poi con esperti del settore della chirotterofauna, ci sono delle criticità di vario genere :

 Non uniformità dei dati raccolti fra monitoraggi in siti di diverse località ma anche di uno stesso ambito territoriale e perfino in uno stesso sito.Progetti con periodi troppo brevi per avere un numero sufficiente di dati da confrontare.

  • Non uniformità dei dati raccolti fra monitoraggi in siti di diverse località ma anche di uno stesso ambito territoriale e perfino in uno stesso sito.
  • Difficoltà a reperire fondi attraverso progetti adeguati .
  • Carenza (negli ultimi anni) di progetti che abbiano come scopo principale la tutela e la valorizzazione della fauna ipogea o comunque obbiettivi con cui mettere in relazione il tema dei chirotteri.
  • Mancanza di fondi a servizio delle operazioni di monitoraggio e della post elaborazione dei dati.
  • Non ultima in ordine di importanza, la triste consapevolezza che ci sono ancora molti speleologi, che non hanno assolutamente conoscenza non solo cosa sia un monitoraggio chirotteri e di come possa essere svolto, ma che non hanno coscienza di come comportarsi correttamente in grotte abitate da chirotteri o da fauna ipogea in generale.

Esiste al momento, a livello nazionale una valida guida molto dettagliata (Linee guida per il monitoraggio dei Chirotteri: indicazioni metodologiche per lo studio e la conservazione dei pipistrelli in Italia), edita dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio,  a cura dell’ISPRA con la collaborazione del Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri, ma forse datata (2004) e troppo prolissa per essere  utilizzabile da speleologi  o comunque utile ad essere utilizzata per i monitoraggi dei chirotteri troglofili. Tant’è vero che sfogliandola non vi è una sezione specifica che dia istruzioni o quanto meno indicazioni, su come muoversi per monitorare nelle grotte, non perché gli autori non abbiano conoscenza di tali luoghi come siti naturali per la chirotterofauna, ma perché i monitoraggi dei chirotteri in cavità naturali e artificiali sono un tema che andrebbe sviscerato a parte rispetto ai monitoraggi in altri luoghi, e con la collaborazione stessa degli speleologi.

Tuttavia quello che sorprende degli speleologi che hanno a cuore le sorti dei chirotteri è che non demordono nel loro agire. Dal Piemonte alla Sicilia – fortunatamente – vi è un brulicare di attività speleologiche, in parte esplorative, in parte divulgative e rivolte anche a far conoscere il mondo ipogeo a chi non è ancora speleologo o comunque non abbia voglia di diventarlo.

Ci si è resi conto che tali attività possono fungere da volano per formare e informare sulla chirotterofauna, sensibilizzare verso la sua tutela e servire come input ai gruppi per intraprendere azioni che confluiscano poi nei monitoraggi per la raccolta dei dati.

 

 

Quali le conclusioni riguardanti gli aspetti dei monitoraggi e la loro utilità

Dalla diversità di approcci dei diversi gruppi speleologici che ieri come oggi si alternano in Italia nella raccolta di dati sulla chirotterofauna si constata che negli ultimi anni sono emerse interessanti metodi per favorire la tutela delle grotte ma non solo, nello specifico quella dei chirotteri nel caso discusso durante la tavola rotonda. Il progetto Tosco Bat è un esempio eclatante di come in Toscana si stia sperimentando un sistema che non solo cerchi di raccogliere dati aggiornati ma offra anche delle indicazioni a chi abbia intenzione di visitare specifiche grotte in cui la presenza di chirotteri è segnalata.

Dei dati attentamente presi in campo e ben selezionati sono essenziali per avere dei risultati certi sulla vita dei chirotteri: la scienza non può proseguire senza l’aiuto degli speleologi e gli speleologi hanno necessità ad interfacciarsi con degli specialisti nel campo della chirotterofauna.

Occorrerà rivedersi altre volte fra tutti coloro che sono coinvolti nel settore dei chirotteri perché la condivisione è appena cominciata, servirà coinvolgere altri numerosi portatori di interesse con cui ancora non c’è stata occasione di parlare. Le difficoltà a trovare un linguaggio comune si potranno superare solo con il confronto.

 

Alcune considerazioni importanti sul tema delle malattie trasmissibili dai e ai chirotteri

Un confronto che durante questa tavola rotonda ha portato anche a delle conclusioni importanti dal punto di vista delle malattie trasmissibili dai chirotteri e ad essi trasmesse dall’uomo.

I chirotteri non sono pericolosi e temibili per l’uomo! Se esistono casi di patologie riscontrate si tratta – come per molti altri virus presenti in natura – di sporadici se non eccezionali casi dovuti a individui portatori sani di alcuni batteri o comunque aventi particolari immunodeficienze.

Per alcuni sembrerà scontato ma spesso sentire parlare di malattie trasmissibili nell’interfaccia uomo-chirottero fa pensare che il contatto con tra queste creature sia deleterio. Nulla di più sbagliato. Vi segnalo pertanto l’abstract  dell’intervento della Dott.ssa Leopardi, la cui presentazione completa è riportata al termine di questo report, con cui si è fatta un’importante differenza tra i diversi tipi di virus presenti in natura e quali interessino singolarmente essere umano e chirottero, senza implicare che vi sia uno scambio di malattie tra gli uni e gli altri.

Ringraziamo ancora i relatori presenti che ci hanno consentito di rendere visibili in questo  report i propri contributi. Ve li elenchiamo tutti, così come è stato l’ordine delle loro presentazioni, e siamo certi che ci rivedremo presto insieme e con una platea sempre più ampia con cui interagire e da cui trarre importanti spunti per il futuro dei chirotteri.

Mariangela Martellotta (Società Speleologica Italiana)

Gli interventi sono scaricabili dalla piattaforma  SSI Open Document

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