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La Storia

In Italia, prima dell’istituzione del Centro Italiano di Documentazione Speleologica, l’unica biblioteca tematica pubblica di Speleologia era quella dell’Istituto Italiano di Speleologia, organismo creato nel 1927 presso le Grotte di Postumia al fine di coordinare l’attività speleologica sul territorio nazionale e a cui erano stati trasferiti i pochi materiali sopravvissuti alla breve attività svolta dalla Società Speleologica fondata a Bologna nel 1903.

Con il passaggio di Postumia alla Jugoslavia e la conseguente chiusura dell’Istituto Italiano di Speleologia, al termine della Seconda Guerra Mondiale, tale biblioteca veniva smembrata: in parte trovava collocazione nei depositi dell’Istituto di Geologia dell’Università di Bologna, presso cui il Prof. Michele Gortani rifondava l’Istituto Italiano di Speleologia e in parte veniva trasferita alla sede operativa dell’Istituto stesso, diretto dal Prof. Franco Anelli, presso le Grotte di Castellana.
Nel 1949, ricostituita la Società Speleologica Italiana si riprendeva a raccogliere materiale librario ricevuto in dono o in scambio da parte da altre associazioni omologhe estere ed italiane.
Tuttavia fino ai primi anni 70, l’assenza di una sede fissa non consentiva l’istituzione di in una vera e propria biblioteca. Condizione che si avvera solo a metà degli anni ’70 quando la Società Speleologica Italiana comincia ad affermarsi come principale punto di riferimento della Speleologia italiana e dopo che l’Istituto Italiano di Speleologia, con sede a Bologna, riprende ad operare incisivamente nel campo della ricerca scientifica carsica.
L’idea di realizzare in Italia un Centro di Documentazione Speleologica è nata quindi dalla volontà comune della Società Speleologica Italiana e dell’Istituto Italiano di Speleologia di realizzare una struttura idonea a soddisfare le crescenti richieste di documentazione sul carsismo e la speleologia provenienti non solo dagli speleologi e dai ricercatori ma anche da altri ambiti della società civile.
Il Centro di Documentazione Speleologica veniva dunque realizzato nel 1976 dalla fusione delle biblioteche dell’Istituto Italiano di Speleologia (sede di Bologna) e della Società Speleologica Italiana. Veniva così a crearsi una patrimonio di oltre 4000 volumi, tra libri, estratti e riviste che, se non vasto in assoluto, rappresentava già la maggiore raccolta pubblica italiana del settore per quel tempo.
Due anni dopo, nel 1978 il Centro veniva intitolato a Franco Anelli, scomparso l’anno precedente, insigne speleologo che aveva dedicato oltre 50 anni all’Istituto Italiano di Speleologia, prima a Postumia e quindi nella sede operativa delle Grotte di Castellana.
Nella biblioteca del Centro confluivano quindi anche la biblioteca un tempo dislocata presso Castellana-Grotte e quella personale, ricchissima di Anelli, generosamente donata dai familiari. Lo stesso anno vedeva la luce il primo catalogo a stampa (8000 circa i volumi allora presenti nella biblioteca) con lo scopo dichiarato di rendere sempre più fruibile la biblioteca anche a distanza, tramite un servizio fotocopie.
L’incremento del patrimonio librario era in quei tempi garantito innanzitutto dagli scambi effettuati dalle riviste rispettivamente della Società Speleologica Italiana (Notiziario della SSI e quindi Speleologia) e dell’Istituto Italiano di Speleologia (Grotte d’Italia e quindi Memorie dell’IIS). Molto materiale proveniva anche da donazioni di singoli o da associazioni speleologiche e soprattutto da lasciti, quali quello di Franco Orofino di Bari, di Carlo Finocchiaro di Trieste e di Rodolfo Giannotti di Pisa.
La crescita “tumultuosa” della biblioteca ha richiesto la stampa ravvicinata di 3 integrazioni al primo catalogo: nel 1981 quando il patrimonio era di 12000 volumi, nel 1984 quando era salito a 20.000 e infine nel 1986 quando aveva raggiunto i 22.000.
Dal 1986, anche con il parziale supporto del Ministero dei Beni Culturali, è iniziata la catalogazione informatica, che ha reso così inutile la pubblicazione di ulteriori cataloghi, liberando risorse da destinare ad usi più proficui per il Centro.
La seconda metà degli anni ’80 vede progressivamente aumentare l’impegno finanziario della Società Speleologica Italiana che destina sempre più risorse all’implementazione delle collezioni del Centro di Documentazione, mentre l’Istituto Italiano di Speleologia si dedica al completamento e alla modernizzazione delle infrastrutture indispensabili alla biblioteca.
Nello stesso periodo vengono portate avanti importanti collaborazioni con le più grandi biblioteche tematiche del settore in Europa, segnatamente con quelle di Postumia, di La Chaux de Fond, di Granada, che permettono, attraverso gli scambi, di rendere sempre più internazionale il materiale disponibile presso il Centro.
L’importanza acquisita dal Centro in campo scientifico favorisce la stipula dell’accordo tra l’Università di Bologna e la Società Speleologica Italiana che viene siglato nel 1988, in base al quale il Centro di Documentazione trova sede per un decennio, rinnovabile tacitamente alla scadenza, presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico Ambientali di tale Università.
In questo modo, finalmente, nel 1991 il Centro acquisisce nel contesto culturale più congegnale una sede definitiva e adeguata, assolutamente necessaria per poter svolgere al meglio le sue funzioni. Dal canto suo l’Università di Bologna si garantisce il libero accesso per studenti e ricercatori alle collezioni del Centro stesso.
Negli anni ’90 il Centro di Documentazione sviluppa contatti e collaborazioni in tutto il mondo tanto che alla Biblioteca giungono materiali da molti paesi: tra le molte acquisizioni di questo periodo meritano di esser menzionate le biblioteche di Vladimir Panos di Olomuc nella Repubblica Ceca, già vicepresidente dell’ UIS e quella di Carol Hill di Albuquerque USA, famosissima studiosa di minerali di grotta, donate al Centro perché riconosciuto come posto in cui tali materiali sarebbero stati meglio disponibili a tutti i ricercatori e gli speleologi del mondo.
Ma è nel 2000 che si è realizzato l’evento che ha fatto fare un balzo in avanti notevolissimo al Centro e al suo patrimonio librario: in quell’anno infatti si concluse l’iter, iniziato due anni prima, che ha permesso allo Stato di acquisire ai suoi beni la biblioteca che Salvatore Dell’Oca aveva creato, soprattutto tramite gli scambi di Rassegna Speleologica Italiana, ma anche con acquisizioni dirette sul mercato antiquario. Il Ministero dei Beni Culturali ha deciso infatti di depositare la biblioteca, forte di oltre 15.000 titoli, di cui circa un 70% di stretta attinenza speleologica, presso il Centro.
L’acquisizione della Biblioteca Dell’Oca riveste un’importanza fondamentale nel panorama bibliografico italiano soprattutto perché risulta particolarmente ricca di materiale del periodo tra il 1940 e il 1970, gli anni in cui né l’IIIS né la SSI, avevano avuto modo di essere attive nella costituzione delle loro rispettive biblioteche: oltre 5000 titoli della Biblioteca Dell’Oca risultavano infatti mancare alle collezioni del Centro.
Nel gennaio del 2005 si è registrato un altro evento molto importante per il Centro: la donazione, da parte della famiglia, della biblioteca speleologica di Mario Pavan, insigne studioso e rifondatore, assieme all’amico Salvatore dell’Oca della Società Speleologica Italiana. L’acquisizione di questa biblioteca permetteva soprattutto, ma non soltanto, alla sezione biologica di ottenere materiale di estrema importanza e rarità.
Un’altra acquisizione fondamentale si aveva nel 2010 quando la vedova dello speleologo francese Claude Chabert donava tutta la sua biblioteca, ricchissima non solo di libri estratti e riviste da tutto il mondo, ma anche di manifesti, ritagli di giornale, cartoline etc. al Centro di Documentazione.
Le donazioni sono continuate anche in questi ultimi anni, tra queste meritano una citazione quella di Giulio Badini nel 2011 e quelle di franco Utili e Francesco del Vecchio nel 2013.
In quasi 40 anni di attività il Centro di Documentazione “F.Anelli” è riuscito creare un patrimonio di circa 70.000 volumi, numeri che lo confermano come la più grande biblioteca tematica di speleologia del mondo.

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