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3D e “Citizen Science”, le nuove frontiere della speleologia e della speleosubacquea. Il progetto Phreatic al raduno internazionale di speleologia della Majella

Comunicato stampa

 

3D e “Citizen Science”, le nuove frontiere della speleologia e della speleosubacquea. Il progetto Phreatic al raduno internazionale di speleologia della Majella

Oltre 50 speleosub volontari da tutto il mondo, 5 anni di immersioni, analisi e documentazione in 3D, per uno dei più imponenti progetti di “Citizen Science” mai realizzati: si chiama Phreatic, e dal 2014 sta conducendo molteplici studi e ricerche nelle grotte sommerse del Golfo di Orosei (Sardegna), in collaborazione con ricercatori ISPRA e con il patrocinio della Società Speleologica Italiana. I risultati presentati al raduno internazionale di speleologia che si è concluso ieri a Lettomanoppello.

 * PHOTOGALLERY qui (e 2 foto in allegato)

 

Lettomanoppello, 4 novembre 2019 – Nuove tecnologie digitali e modellazione 3D sono stati protagonisti del raduno internazionale di speleologia “Strisciando 2.0 – 2019”, organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale Majella 2016 e dallo Speleo Club Chieti, con il patrocinio della Società Speleologica Italiana (SSI). Quattro giorni di reportage, mostre, virtual tour, escursioni nelle grotte del Parco della Majella e corsi specializzati di rilievo digitale, per entrare nel mondo 2.0 della speleologia e comprendere come le nuove tecnologie influenzano il presente ed il futuro dell’esplorazione, della ricerca e della valorizzazione culturale delle scoperte. Un focus particolare, inoltre, è stato dedicato alle nuove frontiere della Citizen science, la scienza partecipata che vede la cooperazione tra cittadini ed enti di ricerca del settore. “In Italia ci sono migliaia di appassionati speleologi e speleosubacquei che, seguendo opportuni protocolli di campionamento, monitoraggio e analisi, possono mettersi gratuitamente al servizio della scienza, della tutela e della valorizzazione dell’ambiente, collaborando con enti di ricerca e di promozione turistico-culturale. – ha dichiarato Vincenzo Martimucci, Presidente della Società Speleologica Italiana –  Grazie alle loro competenze e alla disponibilità delle nuove tecnologie digitali, riescono ad esplorare luoghi ancora sconosciuti e a raggiungere più facilmente habitat, asciutti e sommersi, ancora poco studiati a causa delle difficoltà di utilizzo dei metodi scientifici tradizionali. Una risorsa umana e tecnica importante che può essere valorizzata attraverso progetti di scienza partecipata.”

Una declinazione importante di entrambi gli aspetti si incarna nel progetto speleosubacqueo Phreatic, associazione no-profit che, proprio grazie all’uso di tecnologie avanzate e al contributo di speleosub volontari da tutto il mondo, sta realizzando molteplici studi e ricerche nelle grotte sommerse del Golfo di Orosei in Sardegna, in collaborazione con alcuni ricercatori dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e la Global Underwater Explorers, con il patrocinio della SSI.

Foraminiferi Bentonici, sentinelle del cambiamento ambientale globale

Dal 2014 gli speleosub volontari di Phreatic prelevano, su base regolare, campioni di sedimenti dalle grotte del Bel Torrente, Bue Marino e Utopia, per consentire ai ricercatori ISPRA di testare l‘applicabilità di specifici indicatori ambientali, i foraminiferi bentonici, che vivono nei sedimenti di molti habitat, incluso quelli estremi come le grotte marine del bacino mediterraneo. I foraminiferi bentonici sono microscopiche “conchiglie” di dimensioni di pochi micron e visibili solo al microscopio, ma considerati dalla scienza un valido strumento di valutazione dello stato ambientale di diversi habitat, grazie al loro breve ciclo vitale e ad un guscio che reagisce velocemente ai cambiamenti antropici e fisici quali l’aumento della temperatura, l’acidità e la salinità delle acque. Dopo averne riscontrato la presenza anche in ambienti di grotta, i ricercatori stanno studiando in dettaglio come variano le associazioni di questi organismi al variare delle condizioni ambientali. Uno studio simile è stato condotto solo in zone tropicali come le grotte delle Bermuda, ma grazie a questo progetto sono stati scoperti alcuni esemplari di foraminiferi anche qui in Italia, rendendo questa ricerca un unicum, se si considera l’ambiente temperato.

Le Foche Monache abitavano vicino al “Bel Torrente”

Tecnologie digitali sono state utilizzate per lo studio e la mappatura delle ossa di foca monaca mediterranea (Monachus monachus), oggi inserita nella lista rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature) delle specie a rischio di estinzione. Si tratta di 248 frammenti tra cui crani, mandibole e vertebre, che secondo la datazione a radiocarbonio risalgono a 5.000-6.500 anni fa. Attualmente giacciono nella grotta sommersa del “Bel Torrente”, dove furono individuate per la prima volta nel 2001, durante un’esplorazione congiunta tra gruppi eterogenei guidati dagli speleosub Axel Malher e Leo Fancello, direttore della Scuola Nazionale di Speleosubacquea della SSI, che curò anche il rilievo della cavità.  Gli speleosub di Phreatic hanno potuto idealmente proseguire e sviluppare quel lavoro, scattando diverse sequenze di immagini frontali e laterali delle ossa, che hanno poi consentito ai ricercatori ISPRA di visualizzarne il posizionamento rispetto al nuovo rilievo 3D della grotta, studiarle nel dettaglio e definire il genere degli individui.

Il 3D e i futuri musei virtuali

In aggiunta alle attività di laboratorio, infatti, il progetto ha dedicato diverse risorse alla documentazione digitale delle grotte marine attraverso rilievi 3D, fotogrammetria, video 360 divulgativi e modelli tridimensionali delle risorgive, che consentono di creare realtà immersive, anche grazie all’uso originale e creativo delle tecnologie di simulazione e virtual reality proprie dei videogiochi. L’ ambizione è dunque quella di andare oltre la ricerca scientifica, e utilizzare questi nuovi strumenti per sensibilizzare i cittadini sulla necessità della tutela di questi delicati habitat e valorizzare e promuovere il territorio anche sotto il profilo turistico. “Ogni anno, sono almeno 50 gli speleosub che vengono da tutta Europa, America e Asia per offrire il loro aiuto ai ricercatori che non possono arrivare in luoghi così remoti. E lo fanno gratuitamente e con passione.  Sono ovviamente tutti bravi subacquei ma con background culturali e competenze professionali differenti, che di volta in volta arricchiscono un progetto che si sta espandendo anche ad altre cavità italiane. – ha spiegato Andrea Marassich, speleosub triestino, Presidente e Coordinatore del progetto Phreatic – Ad oggi abbiamo presentato i risultati e la documentazione fotografica in Italia e in diversi congressi scientifici all’estero, ma con il sostegno di enti e istituzioni potremmo realizzare mostre immersive e musei virtuali per portare bambini e adulti a scoprire quelle meraviglie sommerse”.          

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