Comunicato Stampa
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Uomo di Altamura, “La grotta di Lamalunga va tutelata nella sua interezza”. La SSI preoccupata per l’ipotesi di estrazione
La Società Speleologica Italiana (SSI), in qualità di Associazione di Protezione Ambientale, raccomanda e chiede la salvaguardia della Grotta di Lamalunga con i reperti custoditi al suo interno
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Bologna, 1 marzo 2021 – La Società Speleologica Italiana, in qualità di Associazione di Protezione Ambientale, si unisce all’appello condiviso del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università Aldo Moro di Bari, del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e della Società Italiana di Geologia Ambientale, per esprimere forti preoccupazioni in merito all’ipotesi di rimozione, parziale o totale, dello scheletro dell’Uomo di Altamura, che viene ciclicamente riproposta da più parti.
Oltre al reperto fossile dell’Homo neanderthalensis, la Grotta di Lamalunga custodisce molti altri resti e testimonianze di carattere paleontologico, nonché peculiarità fisiche e chimiche che consentirebbero la ricostruzione dei climi e dell’ambiente del passato. Tutto ciò rende questo sito straordinario e unico al mondo, per il suo interesse geologico, ambientale e naturalistico, non solo paleoantropologico. “È dunque necessario che qualunque indagine scientifica effettuata al suo interno, sia condotta adottando tutte le accortezze, etiche ed ecologiche, che il delicato sistema carsico richiede, nel totale rispetto e tutela dell’ambiente ipogeo nella sua interezza”, conferma Sergio Orsini, Presidente della Società Speleologica Italiana.
Fin dai primi studi condotti all’interno del sito di Lamalunga, infatti, il Centro Altamurano di Ricerche Speleologiche CARS, gruppo associato SSI, ha svolto il compito di assistenza speleologica, con l’intento di far applicare tutte le procedure necessarie a tal fine.
Sotto l’egida dell’UNESCO, il 2021 è stato dichiarato Anno Internazionale delle Grotte e del Carsismo, proprio al fine di sostenere l’intrinseco rapporto tra conoscenza e protezione dei sistemi carsici, e di promuovere la consapevolezza della natura interdisciplinare della scienza e della gestione delle grotte e del carsismo, anche in termini di protezione ambientale. “Mai come in questo momento, è opportuno riaffermare il principio secondo il quale ricerca scientifica e tutela ambientale devono essere collocate su un eguale livello di priorità e procedere di pari passo”, spiega Sergio Orsini.
La SSI dunque ribadisce che una eventuale rimozione, oltre alla irreversibile distruzione della nicchia che custodisce i resti dell’Uomo, potrebbe causare anche danni ingenti al sistema carsico, minando la conservazione e la preservazione delle specificità geologico-ambientali del sito. Si ritiene quindi necessario un confronto sull’eventuale rimozione del reperto, la cui esecuzione dovrà comunque essere subordinata a trasparenti e inequivocabili evidenze scientifiche che attestino un reale pericolo di deterioramento del reperto stesso, qualora questo dovesse rimanere in sito.
Ad oggi, difatti, non sono disponibili dati circa modificazioni dell’ecosistema della grotta, il cui monitoraggio dei parametri ambientali e climatici sarebbe dovuto partire prima dello studio e della campionatura del reperto, non a posteriori. Inoltre, un’indagine climatico-ambientale affidabile da un punto di vista scientifico, richiede anni di monitoraggio, affinché sia in grado di rilevare eventuali significative alterazioni. La SSI auspica perciò il reperimento di soluzioni alternative all’estrazione, con l’adozione di tutte le tecnologie che tutelino l’ambiente grotta e che al contempo non precludano la possibilità di continuare gli studi con approccio multi-disciplinare anche in futuro, soprattutto considerata la rapidità del progresso tecnologico che consente, in lassi di tempo sempre più brevi, di raggiungere traguardi fino a poco prima inimmaginabili.
Nell’ottica di agevolare una ricerca scientifica che vada in parallelo con la salvaguardia dell’ambiente ipogeo, la Società Speleologica Italiana mette a disposizione di tutti gli Enti coinvolti nella protezione nonché valorizzazione dell’Uomo di Altamura e dell’intero giacimento paleontologico della Grotta di Lamalunga, le proprie competenze scientifiche, speleologiche e carsiche – riconosciute da decenni a livello internazionale – al fine di contribuire alla preservazione del sistema carsico ed alla definizione delle più opportune modalità di studio.
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Valeria Carbone Basile
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